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Papa: vergogna per sangue innocente donne, bimbi, migranti
In Via Crucis Colosseo grida vergogna anche per scandali Chiesa
ROMA
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(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - ROMA, 14 APR - "Vergogna per tutte le immagini di
devastazioni, di distruzioni e di naufragio che sono diventate
ordinarie nella nostra vita. Vergogna per il sangue innocente
che quotidianamente viene versato di donne, di bambini, di
immigrati e di persone perseguitate per il colore della loro
pelle oppure per la loro appartenenza etnica e sociale e per la
loro fede in Te". E' quasi un grido, pur con voce trattenuta e
accorata, quello che papa Francesco lancia dalla sua postazione
a ridosso del Colosseo, a conclusione del tradizionale rito
della Via Crucis, davanti a circa ventimila fedeli. "Vergogna -
dice ancora - per il nostro silenzio dinanzi alle ingiustizie;
per le nostre mani pigre nel dare e avide nello strappare e nel
conquistare; per la nostra voce squillante nel difendere i
nostri interessi e timida nel parlare di quelle dell'altrui; per
i nostri piedi veloci sulla via del male e paralizzati su quella
del bene". E nella sua invocazione ce n'è, con voce anche qui
accorata, per i troppi scandali nella Chiesa. "Vergogna per
tutte le volte che noi Vescovi, Sacerdoti, consacrati e
consacrate abbiamo scandalizzato e ferito il tuo corpo, la
Chiesa; e abbiamo dimenticato il nostro primo amore, il nostro
primo entusiasmo e la nostra totale disponibilità, lasciando
arrugginire il nostro cuore e la nostra consacrazione", afferma.
Ma oltre che di vergogna, la preghiera del Papa a Cristo parla
anche di cuori pieni e "nostalgiosi" di speranza: la "speranza
fiduciosa che tu non ci tratti secondo i nostri meriti ma
unicamente secondo l'abbondanza della tua Misericordia; che i
nostri tradimenti non fanno venir meno l'immensità del tuo
amore; che il tuo cuore, materno e paterno, non ci dimentica per
la durezza delle nostre viscere". "Ti chiediamo di ricordarti
dei nostri fratelli stroncati dalla violenza, dall'indifferenza
e dalla guerra; Ti chiediamo di spezzare le catene che ci
tengono prigionieri nel nostro egoismo, nella nostra cecità
volontaria e nella vanità dei nostri calcoli mondani", aggiunge.
L'invocazione finale del Pontefice dà ulteriore intensità al
rito, basatosi quest'anno sulle meditazioni scritte, per
decisione dello stesso Bergoglio, dalla biblista francese
Anne-Marie Pelletier. Dove, "sotto la croce", si ritrova "il
nostro mondo, con tutte le sue cadute e i suoi dolori, i suoi
appelli e le sue rivolte, tutto ciò che grida verso Dio, oggi,
dalle terre di miseria o di guerra, nelle famiglie lacerate,
nelle prigioni, sulle imbarcazioni sovraccariche di
migranti...". E dove risuona la "banalità del male": "sono
innumerevoli gli uomini, le donne, persino i bambini violentati,
umiliati, torturati, assassinati, sotto tutti i cieli e in ogni
tempo della storia", scrive l'autrice. A portare la croce
durante il rito, svoltosi tra imponenti misure di sicurezza, e
all'inizio del quale il Papa ha salutato e brevemente dialogato
col sindaco Virginia Raggi, sono stati nelle 14 stazioni il
cardinale vicario Agostino Vallini, una famiglia romana, un
disabile in carrozzina con i suoi assistenti Unitalsi, due
studentesse (una polacca e una italiana), due altri laici da
Rimini. Poi esponenti di Paesi che il Papa visiterà nelle
prossime settimane o mesi: tre suore dall'India; due suore e due
laici dall'Africa (Burkina Faso e Repubblica Democratica del
Congo); una famiglia dall'Egitto, due laici dal Portogallo; una
famiglia dalla Colombia. Quindi due coniugi francesi, due laici
dalla Cina e due frati francescani, uno argentino e uno
israeliano, della Custodia di Terra Santa. (ANSA).