(ANSA) - PALERMO, 07 FEB - Resta in carcere con l'accusa di
associazione mafiosa e procurata inosservanza di pena aggravata
il geometra Andrea Bonafede che ha prestato l'identità al boss
Matteo Messina Denaro e ha acquistato per suo conto la casa in
cui il padrino ha trascorso gli ultimi mesi della latitanza. Lo
ha deciso il tribunale del Riesame che ha respinto il ricorso
contro la misura cautelare presentato dal legale dell'indagato.
L'accusa era rappresentata dal pm Piero Padova.
Il suo legale aveva sostenuto davanti ai giudici che
Bonafede avrebbe assecondato le richieste del capomafia per
paura, ma ha negato che il boss abbia esplicitamente minacciato
il suo assistito. Una sorte di timore reverenziale, dunque, che
derivava dal rilievo criminale del boss. L'avvocato ha
raccontato inoltre che il geometra e il padrino si conoscevano
da ragazzi e si sarebbero rivisti due anni fa. Casualmente,
allora, Messina Denaro avrebbe chiesto aiuto a Bonafede che,
dunque, non nega di avere sempre saputo chi era il suo
interlocutore. Il legale ha inoltre detto che il capomafia,
ormai certo di avere i giorni contati, si muoveva con una certa
libertà in paese e che, sapendo di essere gravemente malato,
aveva ridotto il livello di cautela sempre avuto. Argomentazioni
che, secondo il pm Piero Padova sarebbero illogiche . Da cosa
sarebbe derivato il timore visto che non c'erano state minacce
esplicite? - ha replicato - e soprattutto visto che il latitante
ormai certo di morire non era più, a dire dello stesso legale,
il padrino di un tempo. Inoltre lo stato di necessità, per
l'accusa, mal si concilia con una condizione che si è protratta
per due anni. (ANSA).
Mafia: resta in carcere Bonafede, respinto ricorso
E' l'uomo che ha prestato la sua identità al boss Messina Denaro
