(ANSA) - ROMA, 30 MAR - "I 22 pini residui di Villa Massimo,
testimoni di un'epoca irripetibile, sono tutti malati di
Toumeyella. Se non saranno curati subito, sono destinati ad una
fine ineluttabile e con loro, l'identità della Villa. Perché il
Comune non ha ancora effettuato la cura endoterapica
obbligatoria, per salvare la pineta e consentire ai cittadini il
suo godimento futuro?
Mentre Comune e Municipio si stanno occupando delle
autorizzazioni per la realizzazione nell'area di un progetto di
ristorazione, bar, ristorante al chiuso e all'aperto, parco
giochi, tavolini, bagni, per "la piena fruizione alla
collettività", non hanno dimostrato al contempo altrettanto
interesse alla conservazione di un
bene paesaggistico pubblico e alla sopravvivenza dei suoi
caratteri identitari e storici". L'accusa arriva da una serie di
associazioni e comitati: Comitato Salviamo Villa Paolina,
Comitato per la difesa della Pineta di Villa Massimo, Italia
Nostra,
Comitato Villa Blanc, Associazione Rinascita Tiburtina, Comitato
per la tutela del complesso archeologico di S.Agnese fuori le
mura, Comitato Decoro Urbano i quali ricordano che la Pineta di
Villa Massimo ha una storia antica: faceva parte di una tenuta
della famiglia Massimo che risale al Cinquecento e si estendeva
da Villa Torlonia all'attuale Piazza Bologna, che poi, nella
divisione effettuata
nell'Ottocento, è passata ai Torlonia è sottoposta a doppio
regime di tutela, monumentale e paesaggistica, grazie ad un
decreto ministeriale che ne riconosce "la non comune bellezza" e
perché appartiene alla categoria di
"area boscata" tutelata dalla legge n. 42/2004."
I cittadini pertanto chiedono che vengano subito attivate le
cure endoterapiche necessarie per salvare gli antichi 22 pini
dalla Toumeyella e tentare di salvare anche gli altri più
giovani, ma ancora sani. Invitano infine le istituzioni
pubbliche a garantire appena possibile la piantumazione dei pini
abbattuti nel tempo
(circa sessanta dal 2015). (ANSA).
Cittadini e associazioni, salvare i 22 pini di Villa Massimo
Vanno curati e piantumati quelli abbattuti, 60 dal 2015
